TEST per il rischio trombotico (Fattore V Leiden, Fattore II, MTHFR, CBS, PAI-1)

Descrizione: Le trombosi venose sono tra le malattie cardiovascolari più comuni, coinvolgendo circa un individuo su mille ogni anno. Il rischio trombotico è determinato sia da fattori ambientali (età, interventi chirurgici, gravidanza, contraccezione orale) sia da una predisposizione genetica.

Brevi cenni sulle principali mutazioni analizzate
Mentre la maggior parte dei difetti genetici conosciuti nella cascata coagulativa (proteina S, proteina C, antitrombina III) è rara, la mutazione G>A in posizione 1691 nel gene per il fattore di coagulazione V (FV Leiden –R506Q) è stata trovata con un alta frequenza (20-60%) nei pazienti affetti da trombosi.
Altre mutazioni nel gene del fattore V, come ad esempio l’aplotipo HR2 (H1299R) che comporta la sostituzione di A>G al nucleotide 4070, sono causa di trombosi soprattutto se associate alla mutazione R506Q. La mutazione per il FV Leiden ha una frequenza di portatori in eterozigosi in Italia pari al 2-3%, mentre l’omozigosità per tale mutazione ha un’incidenza di 1:5000. I soggetti eterozigoti hanno un rischio 8 volte superiore di sviluppare una trombosi venosa, mentre gli omozigoti hanno un rischio pari ad 80 volte. Tale evento trombotico è favorito in presenza di altre condizioni predisponenti quali la gravidanza, l’assunzione di contraccettivi orali (rischio aumentato di 30 volte negli eterozigoti e di alcune centinaia negli omozigoti), gli interventi chirurgici.

La protrombina o fattore II della coagulazione svolge un ruolo fondamentale nella cascata coagulativa in quanto la sua attivazione in trombina porta alla trasformazione del fibrinogeno in fibrina e quindi alla formazione del coagulo. E’ stata descritta una variante genetica che è associata ad elevati livelli di protrombina funzionale nel plasma e conseguente aumentato rischio di trombosi, specie di tipo venosa (G20210A). La frequenza genica della mutazione per il fattore II è bassa (1,0-1,5%) con una percentuale di eterozigoti del 2-3%. L’omozigosi è rara. Per gli eterozigoti c’è un rischio aumentato di 3 volte di sviluppare una trombosi venosa, di 5 volte per l’ictus ischemico, di 5 volte per infarto miocardico in donne giovani, di 1,5 volte per gli uomini, di 7 volte nei diabetici, di 10 volte per trombosi delle vene cerebrali e di 149 volte in donne che assumono contraccettivi orali.

Il test genetico: IDENTIFICAZIONE delle PRINCIPALI MUTAZIONI/POLIMORFISMI

Tecnica impiegata:
Analisi mediante tecnica Real Time PCR su DNA estratto da campione biologico.

Mutazione G20210A nel gene per il Fattore II (Protrombina)
Mutazione G1691A (Leiden) nel gene per il Fattore V
Mutazione C677T nel gene MTHFR (metilentetraidrofolatoreduttasi)
Mutazione A1298C nel gene MTHFR (metilentetraidrofolatoreduttasi)
Mutazione G455A nel gene β-Fibrinogeno
Mutazione Val34Leu nel gene per il Fattore XIII
Mutazioni C112R e R158C nel gene APO E
Mutazione T1565C nel gene ITGB3 (Gp IIb/IIIa)
Inserzione/delezione 4G/5G nel gene del PAI-1
Mutazione R3500Q nel gene ApoB

Materiale su cui è possibile effettuare l’esame :
♀ ♂ sangue

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